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Assegno INPS per NASPI anche per chi si dimette, ma ci sono delle regole da rispettare

Anche per i NASPI è possibile ricevere l’assegno Inps, ma attenzione ci sono delle regole che devono essere tenute in conto. Scopriamole.

Partiamo dal presupposto che escludendo lavoratori agricoli, collaboratori e dipendenti della pubblica amministrazione che hanno dei contratti a tempo determinato, tutti gli altri lavoratori, possono entrare nella Naspi: ovvero, la nuova assicurazione sociale per l’Impiego.

Assegno Naspi a chi spetta -retididedalus.it

La sua nascita si deve a Matteo Renzi e oggi è una vera e propria misura che consente di essere una sorta di cuscinetto  per chi perde il lavoro in modo involontario. Per capirci meglio, con le dimissioni si può prendere la Naspi e questo può avvenire in diversi casi: quando un datore di lavoro licenzia un dipendente, quando scade un contratto di lavoro a termine o quando datore di lavoro e dipendente si accordano per la risoluzione consensuale.

Queste sono appunto i casi che l’Inps prende in considerazione, ma la Naspi può essere una soluzione anche per chi va incontro a dimissioni nel periodo della maternità obbligatoria. Ma ci sono anche altri scenari in cui questo tipo di soluzione diventa utile.

Assegno Naspi anche in caso di dimissioni? Quali sono le regole

L’assegno Naspi, oltre i casi canonici, può essere assegnato anche davanti a dimissioni volontarie e per giusta causa: partiamo dal presupposto che non tutte le dimissioni possono essere date per buone per quello che concerne il lavoratore.

Le indennità INPS – foto Ansa -retididedalus.it

I casi che lo possono permettere sono: quelli in caso di mancato pagamento dello stipendio o il ritardato pagamento dello stipendio o anche il mancato pagamento di una sola mensilità di stipendio, anche se quest’ultima risulta già essere più complicata. Oppure nel caso in cui ci sta un mancato pagamento dei contributi previdenziali da parte del datore di lavoro.

Ebbene, in questo caso si può contare sulla NASPI, la procedura da portare a termine è quella telematica tramite il servizio online, presente sul sito servizi.lavoro.gov.it, per farlo bisogna avere SPID, CIE o CNS e accedere all’area riservata del sito. In caso non si volesse procedere in questo modo, l’alternativa è quella di andare da un consulente del lavoro, patronati o altri professionisti abilitati.

Sul sito, ad ogni modo, ci sta una area precisa per le dimissioni volontarie, in cui ci sta anche un form da compilare, in cui inserire: dati del lavoratore, i dati dell’azienda, gli indirizzi email e PEC di entrambi e la data di decorrenza delle dimissioni.

Argia Renda

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