In presenza di un conto corrente cointestato bisogna stare attenti ad un errore anche nel 2024: tutto su quali rischi si corrono.
I titolari di un conto corrente cointestato devono conoscere i possibili rischi, a maggior ragione se si agisce in modo superficiale evitando di coinvolgere gli altri intestatari nello svolgimento di specifiche operazioni.
Il numero di persone che hanno deciso di aprire un conto cointestato aumenta sempre di più, ma ancora oggi possono sorgere alcuni e inaspettati problemi. A fare luce su uno in particolare è stata la sentenza n. 25684 del 22 settembre 2021 emessa dalla Corte di Cassazione. Quanto stabilito fa riferimento ad una coppia di coniugi, i quali non hanno avuto le stesse idee sulla gestione del conto.
Il marito aveva effettuato un prelievo senza informare la moglie, la quale aveva precedentemente versato il denaro guadagnato esclusivamente da lei. La controversia è nata dal fatto che, mentre la donna si è sentita defraudata, l’uomo ha confessato di aver usufruito di soldi che, in maniera implicita, gli sono stati donati.
Davanti a questo caso, la Suprema Corte non ha avuto nessun dubbio nell’emettere la sentenza. Anche perché dalla denuncia si capiva subito che la donna non aveva effettuato alcuna donazione al marito. Questa vicenda è chiarissima, ma la Corte di Cassazione ha sottolineato di come non sia facile dimostrare la donazione implicita.
In breve, eseguire un versamento su un conto corrente cointestato non significa automaticamente che si voglia donare la somma agli altri intestatari, ma c’è bisogno di una dichiarazione specifica o, almeno, non sorgano delle controversie. Per fare il modo che il versamento sia considerato un “regalo” agli altri cointestatari c’è bisogno della presenza del cosiddetto “animus donandi“.
Questa è la prova documentata da parte di chi ha eseguito il versamento che certifica l’intenzione del cointestatario di mettere a disposizione degli altri la somma in questione. Prelevare i soldi senza consenso del cointestatario, non crea solo problemi tra le parti ma aumenta il rischio di finire nel mirino dell’Agenzia delle Entrate.
Il Fisco può tassare il contribuente per proventi derivati da attività illecita, diventando così doppiamente debitori: nei confronti degli altri intestatari del conto e dell’Agenzia delle Entrate. Questo significa che, per non incappare in eventuali sanzioni, qualsiasi operazione deve essere conosciuta dal Fisco.
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