Veramente l’uomo sarà progressivamente sostituito nel lavoro dai robot, quanti posti di lavoro si perderanno?
E’ di poco tempo fa la notizia della messa a punto di un gigantesco macchinario Dexorywiev che riesce ad inventariare esattamente, tramite uno scanner tridimensionale, le enormi quantità di merci stipate nei magazzini, anche ad altezze assai elevate, fino a 15 metri, cosicché le aziende abbiano la contezza esatta della merce in loro possesso, riducendo notevolmente gli errori tra stock fisici e virtuali dovuti ad errori di conteggio manuale.
Anche nei supermercati da qualche tempo è presente Simbe che scansiona le corsie per inventariare tutti i prodotti negli scaffali con gran velocità e precisione. La robotica, che muove i primi passi nel secolo scorso, è ormai è presente in ogni ambiente lavorativo, supporta e allevia l’uomo nei lavori più alienanti e ripetitivi, come denunciava Chaplin nel film “Tempi Moderni” nel 1936, ed è applicata con successo.
Non solo nell’industria, ma anche in medicina, solo per fare qualche esempio, consentendo a chi ha subito mutilazioni degli arti, di tornare a nuova vita con una mano robotica o una gamba, senza parlare poi degli esoscheletri, che consentono a persone paralizzate da anni di tornare a camminare.
Ma quando vediamo in TV i progressi tecnologici di quei robot androidi che riescono ad imitare le espressioni umane, che ci sorridono con quegli occhi inespressivi o rispondono a tono a domande non solo di carattere generale, ma anche personali, fanno sorgere la domanda insita già in tanti romanzi di fantascienza.
Nel migliorare la nostra vita in tanti aspetti del quotidiano e ulteriormente evolvendosi e affinando la loro risposta alle nostre necessità, non ci sarà il rischio che si sostituiscano a noi come razza umana? Insomma può l’intelligenza artificiale soppiantare quella umana? Certo il panorama lavorativo in questi anni sta cambiando notevolmente e rapidamente, come muta la società del resto e tanti mestieri artigianali, nel nuovo millennio sono stati soppiantati dall’avvento dell’industria e del terziario.
Ma nonostante ciò, l’intelletto umano trova sempre la possibilità di reinventarsi in qualcosa di nuovo, poiché non è soggetto a regole definite, non è mai prevedibile ed ogni singolo individuo è diverso dall’altro. L’intelligenza artificiale invece è legata a schemi ben definiti anche se raffinatissimi. Questa è la ragione per cui l’intelligenza artificiale senza il suo “creatore” non può evolvere da sola.
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