Scopriamo come funziona la pensione calcolata con il sistema contributivo e se è più o meno penalizzante di quello retributivo.
L’attuale riforma sulle pensioni, la legge Fornero, prevede che i lavoratori italiani vadano in pensione al raggiungimento del 67° anno di età e dopo aver versato almeno 20 anni di contributi obbligatori. Per il calcolo dell’importo, che l’Inps dovrà riconoscere al pensionato, si fa affidamento al metodo contributivo.
Con il sistema di calcolo contributivo, la pensione erogata mensilmente dall’istituto previdenziale è calcolata partendo dal cosiddetto montante contributivo. Ci stiamo riferendo alla somma di tutti i contributi versati dal lavoratore nell’arco della propria carriera. Ma esattamente come avviene il calcolo partendo dal sistema contributivo? Ed è davvero penalizzante come dicono?
Il sistema di calcolo contributivo viene applicato ai contributi versati a partire dal 1 gennaio 1996. Si tratta di un metodo di calcolo che permette all’INPS di individuare l’importo da corrispondere mensilmente all’ex lavoratore. Come suggerisce il nome, il metodo si basa sul montante contributivo accreditato nell’arco dell’intera carriera del lavoratore.
Per il calcolo si tiene conto anche del requisito anagrafico, ovvero dell’età di pensionamento, detto anche coefficiente di trasformazione. Dunque per effettuare il calcolo bisogna tenere in considerazione: la somma dei contributi, l’età del lavoratore e il coefficiente di trasformazione che fa da collante tra questi due valori.
Nella somma dei contributi vengono contemplati tutte le forme contributive: quelli obbligatori, volontari, figurativi, da riscatto e da ricongiunzione. Si tratta di una sorta di capitale che viene accumulato dal lavoratore in seguito ai versamenti obbligatori eseguiti applicando un’aliquota al reddito percepito. Anno dopo anno il capitale contributivo accumulato dal lavoratore viene rivalutato: in pratica matura un interesse che va a sommarsi all’importo complessivo.
L’altro elemento da tenere in considerazione, per il calcolo, è l’età del lavoratore al momento del pensionamento. In base alla forma di pensionamento al quale il lavoratore sta accedendo per ritirarsi dal lavoro bisogna rispettare un determinato requisito anagrafico. In relazione all’età del lavoratore vengono applicati i coefficienti di trasformazione e tutti i calcoli del caso.
Si tratta di numeri o indici che servono proprio a trasformare il capitale contributivo accumulato. Il principio di base prevede che maggiore è l’età anagrafica e maggiore sarà il coefficiente applicato al montante contributivo. È dunque chiaro che più tardi si esce dal lavoro e più sarà vantaggiosa la rendita erogata dall’INPS.
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