Si è parlato molto di interventi mirati ad incrementare buste paga tagliando le tasse ma attenzione, non sarà sempre così.
L’Esecutivo ha utilizzato una importante fetta delle risorse inserite nella Legge di Bilancio per due interventi mirati a ridurre le imposte e, conseguentemente, alzare gli stipendi. Si tratta del taglio del cuneo fiscale da un lato, ovvero la copertura da parte dello Stato di una parte dei contributi previdenziali che il lavoratore dovrebbe versare.
E della revisione delle aliquote Irpef dall’altro, andando a ridurle da quattro a tre e generando in tal modo un beneficio per tutti i redditi compresi tra 15 e 28mila euro ma, a cascata, anche per quelli superiori con il limite dei 50mila euro. Ma attenzione perché in alcuni specifici casi le buste paga potrebbero ridursi anziché aumentare: cerchiamo di capire dove questo potrebbe accadere e, soprattutto, per quale motivo.
Se infatti è vero che in tanti potranno beneficiare di concreti aumenti in busta paga di importo variabile, in altri casi ci si potrebbe trovare dinnanzi ad un inaspettato, seppur motivato, taglio. Per fare un esempio, restando nel campo degli aumenti, i redditi di 28mila euro potranno risparmiare ben 260 euro l’anno grazie alla riduzione di due punti percentuali (dal 25 al 23%) dell’aliquota Irpef.
Altri risparmi, tradotti in importi maggiori in busta paga, saranno determinati dal quantitativo inferiore di contributi da versare in seguito al taglio del cuneo. E allora chi si troverà con meno soldi sullo stipendio? La diminuzione ha per la verità già riguardato molte persone in quanto è stata rilevata sulle buste paga del mese di gennaio e riguarda i lavoratori di una specifica regione italiana.
Si tratta del Lazio: qui infatti l’addizionale Irpef regionale è tornata sopra il valore del 3% a seguito di una specifica decisione della giunta regionale; ovvero quella di non riconfermare il fondo taglia tasse anche per l’anno 2024. Si tratta del valore più alto a livello nazionale per quanto riguarda un’Irpef regionale e, conseguentemente, questo è andato ad impattare sul valore degli stipendi.
Ma c’è una buona notizia: non si tratterebbe di una decisione a lungo termine e, anzi, potrebbe cambiare tutto già entro il mese di aprile. È questa la scadenza che la Regione ha dato per intervenire con un rifinanziamento, per il 2025, del taglio dell’addizionale.
Se così fosse l’addizionale regionale tornata al 3,33% potrebbe calare nuovamente grazie al meccanismo introdotto dalla giunta Zingaretti che, per i lavoratori con redditi inferiori a 35mila euro, consentiva un importante risparmio. Al momento il surplus è elevato: 925 euro contro i 505 del 2023 per chi ha un reddito di 35mila euro, come segnalato da uno studio della Cgil.
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