Jannik Sinner ha rivelato in una recente intervista di sentire la lontananza dalla famiglia che non vede ormai da molto tempo.
Se fino a qualche mese fa solo gli appassionati di sport e in particolare quelli di tennis sapevano chi fosse Jannik Sinner, adesso tutta Italia e potremmo dire tutto il mondo ha imparato a conoscerlo. Il tennista altoatesino lo scorso anno ha finalmente sbloccato il potenziale che tutti gli riconoscono da quando è entrato nel circuito professionale ed ha battuto tutti i tennisti più forti del pianeta.
Dopo la vittoria a Miami su Alcaraz, infatti, è giunta quella in Canada contro Medvedev (poi battuto anche nella finale degli Australian Open qualche settimana fa) e quella a Torino contro Novak Djokovic (il numero 1 al mondo che ha battuto anche in Coppa Davis e nella semifinale di Melbourne).
Al di là dei successi personali e della scalata ai vertici della classifica mondiale del circuito tennistico internazionale, Jannik ha avuto il merito di aver guidato la nazionale azzurra alla vittoria della Coppa Davis, trofeo che mancava dal 1976 e che i tennisti italiani hanno vinto solo in due occasioni (la seconda proprio pochi mesi fa).
A 22 anni, insomma, Jannik Sinner è già nella storia del movimento tennistico italiano, ha eguagliato il miglior ranking di un tennista italiano da quando esiste la classifica ATP, ha superato il numero di trofei vinti da Panatta, ha vinto una prova del Grande Slam e potenzialmente potrebbe diventare il miglior tennista italiano della storia.
Ciò che colpisce però del giovane tennista è la sua mentalità, Sinner è consapevole che il successo è momentaneo e che non si deve cullare sugli allori. Già dopo aver vinto il primo Slam della sua carriera ha fatto capire che per lui era cominciata la parte difficile. Adesso infatti non è più un giovane dal grande potenziale, è diventato uno dei tennisti da battere e tutti conoscono il modo in cui gioca.
Nei prossimi mesi e anni si dovrà allenare duramente per mantenere la posizione che si è guadagnato e per trovare un range di soluzioni che gli consenta di rendere meno prevedibile il suo gioco. Dovrà lavorare molto anche sulla testa, poiché affrontare i tornei in giro per il mondo è molto faticoso e tiene lontani dagli affetti più cari.
In una recente intervista concessa al quotidiano argentino ‘La Nacion’, il ragazzo di Sesto in Pusteria ha rivelato: “No, non ho ancora potuto vedere la mia famiglia, spero di farlo dopo Rotterdam. Dopo aver vinto a Melbourne sono volato a Roma. Sono stato lì due giorni e mi sono preso solo due giorni liberi, tutto qui”, ha rivelato.
Sinner avverte la pressione e a volte perde la calma a causa della stanchezza, sente il bisogno di tornare a casa per rigenerarsi, tuttavia sa che per migliorarsi e mantenere il livello raggiunto deve necessariamente fare sacrifici e placare il nervoso: “Ma di solito controllo bene la testa, è qualcosa di cui mi sento abbastanza sicuro. Penso di aver fatto un salto in questo senso negli ultimi due anni, soprattutto nella scorsa stagione, per capirmi un po’ meglio“.
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