Luigi Settembrini è famoso soprattutto per aver scritto “Ricordanze della mia vita” e “Lezioni di letteratura italiana”
Luigi Settembrini fu un educatore, scrittore e patriota del Risorgimento meridionale. Nacque a Napoli il 17 aprile del 1813, primogenito di Raffaele e di Francesca Vitale. Nel novembre del 1828 iniziò a studiare legge, ma capì che non era la sua strada, così nel 1831 tornò a Napoli e lì seguì i momenti rivoluzionari dei primi anni Trenta. Si iscrisse all’Università per studiare latino, filosofia e letteratura italiana. Fu condannato a morte nel 1851 da Ferdinando II di Borbone per aver partecipato ai movimenti per l’Unità d’Italia, ma fu fatto evadere nel 1859 dal figlio. Nell’agosto del 1835 vinse il concorso per la cattedra di “rettorica e poesia latina e italiana ed applicazione delle regole grammaticali e classici greci” presso il liceo di Catanzaro. A ottobre dello stesso anno sposò Raffaella Luigia Faucitano, da lui chiamata Gigia, di diciassette anni.
Aderì alle idee mazziniane e in “Protesta del popolo delle Due Sicilie” descrisse il sistema di oppressione nel regno. Dopo la proclamazione del regno d’Italia nel 1860, insegnò all’Università di Napoli e fu nominato senatore del Regno nel 1873. Morì a Napoli nel 1876.
Per cosa è ricordato Luigi Settembrini
Luigi Settembrini è famoso soprattutto per aver scritto “Ricordanze della mia vita” e “Lezioni di letteratura italiana”. I primi capitoli di Ricordanze furono scritti durante i dodici mesi che trascorse a Londra durante l’ergastolo, quando raccolse appunti di memorie. È ricordato anche per il romanzo breve “I Neoplatonici“, in cui tratta il tema dell’omosessualità e definisce l’amore tra persone dello stesso sesso un elemento della vita capace di dare gioia e soddisfazione. Il testo fu ritrovato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli e pubblicato nel 1977.
Settembrini fu mandato in esilio in Irlanda e in quel periodo scrisse: “Onora la tua patria. In qualunque paese andrai, o dimorerai, e per qualunque tempo, non dimenticare mai di essere italiano. Sostieni l’onore della tua patria con la rettitudine, con la dolcezza dei modi, con la fermezza della buona volontà. Amala questa patria, amala con amore forte, perché essa ha bisogno di chi l’ami veramente“.
Il “falso d’autore”
Nel 1854 a Napoli furono scoperti una serie di manoscritti falsi attribuiti a vari scrittori famosi, tra cui Dante Alighieri, Torquato Tasso e Giovanni Boccaccio. Luigi Settembrini fu coinvolto in questa vicenda perché all’epoca era professore di letteratura greca all’Università di Napoli e figura di spicco nell’ambito letterario ed era uno dei membri della commissione incaricata di esaminare i manoscritti e di stabilire la loro autenticità. La scoperta dei falsi d’autore rappresentò un episodio importante per l’editoria e l’ambiente culturale e intellettuale dell’epoca.
Nel carcere Settembrini scrisse e tradusse tantissime opere. Secondo alcune testimonianze anche una delle sue produzioni fu un “falso d’autore”. Si tratta di un racconto erotico attribuito a uno scrittore dell’antichità ellenistica. Il testo è stato trovato casualmente nel 1937, ma fu censurato da Benedetto Croce. Questo decise di non voler rivelare la provenienza del manoscritto per non rovinare la reputazione di Luigi Settembrini, considerato dal popolo come un’icona. Nel 1977, però, il testo fu pubblicato da Rizzoli con una introduzione di Giorgio Manganelli.
Nel 1868 lavorò come membro del Consiglio provinciale scolastico. Nel novembre del 1871 fu nominato rettore dell’Università di Napoli e nell’ottobre del 1872 membro della commissione d’inchiesta per l’insegnamento secondario.