A soli due mesi dell’inizio del 2024, si è fatto già tragicamente alto il numero delle morti bianche mentre il dibattito politico per evitarle resta affossato da anni.
Le chiamano morti bianche perché con l’aggettivo bianco si allude all’assenza di una responsabilità umana diretta nell’incidente che ha provocato la morte di persone sui luoghi di lavoro. Nei fatti però, soprattutto quando ci si trova di fronte a vere stragi come quella di Brandizzo o la più recente del cantiere dell’Esselunga a Firenze, l’errore umano c’è e viene appurato dalla legge.
Di chi sia la colpa però poco importa, verrebbe da dire, per restano i dati e quelli parlano di troppi lavoratori che non tornano più casa. Al 22 febbraio del 2024, quindi a neanche due mesi dall’inizio dell’anno, il numero dei morti sul lavoro è già di 181. Un numero già fin troppo alto e, stando alle statistiche, destinato solo a crescere fino a dicembre.
E mentre questo numero cresce, il dibattito polito su come evitarle le morti sul lavoro è fermo allo stesso punto da anni.
Morti bianche, una costante curva in crescita
Non hanno età né tanto meno sesso, e i loro nomi finiscono per essere dimenticati perché le morti bianche (che comprendono anche i lavoratori morti nel tragitto casa-lavoro e viceversa, ndr) sono uomini e donne di qualsiasi età; dai giovanissimi Lorenzo, Giuseppe e Giuliano morti sul lavoro con il progetto alternanza scuola/lavoro o come Luana schiacciata a 22 anni da una pressa.
Sono alcuni dei casi che hanno colpito di più nel 2023 anno che, stando ai dati rilasciati dall’INAIL, ha fatto segnare 1041 decessi denunciati. I primi dati del 2024 sono già purtroppo altissimi, perché 181 è un numero che si ferma al lavoro regolare e che non tiene conto dei morti provocati dal lavoro in nero, un’altra marea sommersa che sicuramente farebbe crescere ancora di più il dato.
Il caso di Firenze, con 5 morti e feriti gravi ancora ricoverati, è di quelli che Istituto definisce “plurimi” perché in un solo incidente sono diverse le persone a perdere la vita, ma non si è fatto in tempo ad annunciare quella strage che subito dopo sono arrivate le notizie di altre morti sul lavoro, come quella di un 36enne collaudatore scomparso a Nardò o il 52enne morto nello stabilimento Stellantis in provincia di Avellino.
Ogni morte sul lavoro riapre il dibattito politico su come si possa fermare questo fenomeno, ma i discorsi sono sempre gli stessi da anni.
Qualcosa potrebbe cambiare con il PNRR
Da anni si parla della “patente a punti per le imprese” e della cronica mancanza di controlli sui luoghi di lavoro, ma appunto se ne parla, nei fatti non si è mai arrivati a nulla. Almeno fino a questo momento perché i fondi del PNRR potrebbero far cambiare qualcosa.
Il PNRR, che deve essere rispettato per ottenere tutte le tranche economiche dall’UE, prevede che entro la fine del 2024 l’Itali aumenti il numero di ispezioni sul lavoro del 20% rispetto a triennio 2019-2021. Più in generale si dovrà pensare ad un piano generale che limiti il lavoro sommerso.