La nuova letteratura sarda sta vivendo un periodo d’oro. Ecco chi sono i protagonisti del nuovo movimento letterario dell’isola
Il Nouvelle Vague, un movimento cinematografico emerso in Francia alla fine degli anni Cinquanta, ha rivoluzionato il panorama cinematografico, dando voce a una nuova generazione: quella dei giovani che sfidano lo status quo, si pongono domande sul proprio futuro e abbracciano la vita con uno spirito libero e disinvolto, come se fossero stati investiti da una “nuova onda”. Da questa rivoluzione artistica prende spunto la Nuova Letteratura Sarda (o Nuovelle vague letteraria sarda), un termine che identifica un gruppo di scrittori contemporanei della Sardegna a partire dagli anni Ottanta. Piuttosto che un movimento o un’associazione, si tratta di una rinascita di romanzi, racconti, produzioni cinematografiche, teatrali e altre opere artistiche che condividono tematiche, generi e stili. Tutte queste opere, ambientate in Sardegna, narrano la vita quotidiana dell’isola in un contesto globale, con personaggi che talvolta rimangono ancorati al passato, immersi in uno spazio-tempo tutto loro, mentre altri decidono di navigare verso l’ignoto oltre l’orizzonte. Ma chi sono i protagonisti di questo movimento?
Gli scrittori della Sardegna hanno contribuito a un panorama letterario variegato, tanto ricco quanto le lingue parlate sull’isola nel corso dei secoli. I primi testi risalgono all’epoca “pre-romana”, anche se le prime opere significative sono in latino. Tuttavia, la vera letteratura inizia con i testi composti in greco.
Il Medioevo rappresenta un periodo di stasi letteraria. La prima opera letteraria vera e propria risale al tardo Quattrocento, un componimento religioso sui santi martiri turritani, scritto dall’arcivescovo di Sassari Antonio Cano.
Nel Cinquecento, gli scrittori sardi sono poliglotti, producendo testi in toscano (la lingua italiana dell’epoca), catalano, spagnolo e sardo. Sebbene il castigliano abbia iniziato a prevalere gradualmente diventando la lingua predominante nel secolo successivo.
A partire dal Settecento, l’italiano diventa la “lingua ufficiale”. Si sviluppa il genere oratorio, con manoscritti per composizioni musicali di natura religiosa. Nel XIX secolo, gli scrittori sardi si dedicano a studi sulla loro terra in vari generi.
Nel Novecento emergono figure come Grazia Deledda, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura, insieme a Emilio Lussu e Antonio Gramsci. Anche nella seconda metà del secolo, autori sardi contemporanei operano e lasciano un segno importante nel panorama letterario. Oggi, invece, sono altri ancora i nomi che hanno lasciato il segno nella nuova letteratura sarda. Vediamo chi sono quelli degni di nota.
Tra i pionieri di questa nuova ondata letteraria spicca indubbiamente Sergio Atzeni, il cui percorso tormentato lo ha portato a narrare storie della vita quotidiana tra il mercato di San Michele a Cagliari, i movimenti studenteschi cui ha preso parte e le prime esperienze lavorative a Quartucciu. Successivamente, ha lasciato la Sardegna per cercare, e trovare, fortuna a Torino, dove la casa editrice Sellerio ha pubblicato i suoi primi romanzi, “Apologo del giudice bandito” (1986) e “Il figlio di Bakunin” (1991).
Lo stile linguistico e le storie narrate da Atzeni sono diventati un punto di riferimento per gli autori sardi contemporanei successivi. L’uso dell’italiano standard alternato all’italiano regionale sardo, tipico della parlata cagliaritana nel suo caso, ha conferito al nuovo filone letterario, insieme ai temi e alle ambientazioni trattati, il riconoscimento di “corpus letterario di prim’ordine”, come afferma il critico Walter Pedullà.
Giulio Angioni, affermato antropologo e autore di una ventina di romanzi in sardo e italiano, ha seguito lo stesso stile linguistico, anche se ha iniziato la sua carriera letteraria con romanzi interamente scritti in sardo. Con “A fogu aintru” (1978), Angioni ha dato vita alla prosa contemporanea in sardo.
Salvatore Mannuzzu, con una decina di romanzi pubblicati con Einaudi e “Procedura” (1998), vincitore del Premio Viareggio, ha scritto il romanzo che ha dato origine al sottogenere chiamato “giallo sardo”.
Verso la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila, la Nouvelle vague sarda si è ampliata ulteriormente. Marcello Fois, vincitore dei Premi Dessì e Italo Calvino, ha ambientato il suo bestseller, la trilogia dei Chironi, a Nuoro, sua città natale, con il primo libro “Sempre caro” (Einaudi, 1998), prefato da Andrea Camilleri.
Successivamente, spiccano i nomi di Salvatore Niffoi, vincitore del Premio Campiello con “La vedova scalza” (Adelphi, 2006), Milena Agus, autrice di “Mal di pietre” (Nottetempo, 2006), tradotto in cinque lingue, e Francesco Abate, vincitore del prestigioso Premio Alziator con il romanzo “Chiedo scusa” (Einaudi, 2010).
Successivamente, spiccherà il nome di Flavio Soriga, autore di libri e conduttore di programmi televisivi come “Per un pugno di libri” su Rai3, che catturerà l’attenzione della giuria del Premio Italo Calvino con la storia ambientata in un immaginario paese, narrata nel romanzo “Diavoli di Nuraiò” (Il Maestrale, 2000). Naturalmente, tra gli autori sardi contemporanei più noti nel panorama letterario nazionale e internazionale figura anche Michela Murgia, la cui opera “Accabadora” (Einaudi, 2009) ha ricevuto il Premio Campiello dieci anni fa, suscitando scalpore soprattutto al di fuori dell’isola per le tematiche affrontate.
Questi autori hanno rinnovato la letteratura contemporanea sarda, sostenuti anche dall’attività editoriale isolana, con case editrici di media grandezza come il Maestrale, Ilisso, Cuec, Edes e la novità, rara in Italia, di Sardegna Digital Library, che hanno contribuito a diffondere le nuove voci anche sulla terraferma.
Questa soluzione ha incoraggiato anche gli autori più giovani a intraprendere il percorso della pubblicazione. Angelica Grivel Serra, classe 1999, ha iniziato la sua carriera come modella per importanti riviste e ha successivamente debuttato come scrittrice alla Mondadori con il romanzo “L’estate della mia rivoluzione” (2020), dopo aver vinto nel 2015 a Roma il concorso nazionale Diregiovani Web – La creatività fa scuola. Matteo Porru, 20 anni, ha firmato un contratto con la casa editrice Garzanti dopo aver vinto il Campiello con il racconto breve “Talismani”.
Da Torino, scrive Ilenia Zedda, nata in provincia di Sassari nel 1990, autrice del libro “Nàccheras” (DeA Planeta, 2020), che narra una Sardegna arcaica e misteriosa ambientata a Cala dei Mori. Lorenzo Scano, classe 1993, vive a Cagliari ed è autore di crime fiction, titolare della libreria Metropolitan. Con il suo libro “Via libera” (Rizzoli, 2021), Scano racconta le vicende dei “ragazzini terribili” del Cep di Cagliari, quartiere popolare in cui è cresciuto, con uno stile linguistico che ricorda quello di Sergio Atzeni.
Oltre agli scrittori, traggono ispirazione anche i registi Enrico Pau, Salvatore Mereu e Gianfranco Cabiddu, che nei loro film riprendono i personaggi, i linguaggi e le storie dei romanzi fondamentali della Nouvelle vague sarda. Nel mondo dell’arte, Maria Lai e Pinuccio Sciola hanno rivoluzionato il concetto stesso di “arte” nelle loro opere.
La Nouvelle vague sarda, scavando in profondità per ribellarsi alle convenzioni quotidiane, segna una svolta nell’innovazione e nella trasformazione delle strutture letterarie, cinematografiche e artistiche, seguendo l’esempio dell’onda francese degli anni Cinquanta.
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