La vita difficile di Massimiliano Chiamenti, la passione per Dante e le sue ultime parole riguardo alla morte
Massimiliano Chiamenti è stato un saggista, traduttore e poeta italiano, diventato famoso per la sua profonda conoscenza di Dante Alighieri, di cui ha scritto saggi e commenti, dopo un dottorato in filologia dantesca.
Possiamo dire che Massimiliano abbia inseguito le parole nella vita, sia nello scrivere saggi e poesie, sia nella musica. Infatti, fu il cantante della band di poesia performativa Emme, da lui fondata, per cui scriveva anche melodie.
Musicalità, ritmo e parole contraddistinguevano le sue opere, quasi sempre incentrate su vicende personali complicate, infatti Massimiliano era un poeta gay e soffriva di tossicodipendenza.
La sua dipendenza dalle droghe è andata peggiorando quando si trasferì a Bologna per fare l’insegnante in diversi licei e scuole private, tanto da indurlo a prendere le distanze dal suo lavoro.
Massimiliano Chiamenti aveva un modo di raccontare, o meglio raccontarsi, trasgressivo e non convenzionale, nonostante fosse un filologo e avesse dedicato gran parte della vita tra le parole di Dante.
La sua condizione fisica è peggiorata quando ha contratto l’HIV e una lunga lista di farmaci sono andati ad aggiungersi a quelli che stava già prendendo per disintossicarsi dall’eroina. Insieme alla salute fisica, anche quella mentale è andata sgretolandosi.
La sua vita sessuale ha cominciato a farsi sregolata e ha cominciato a soffrire di manie persecutorie finché il suo compagno è andato via di casa, e Massimiliano ha preso la decisione di togliersi la vita.
Una volta Chiamenti ha scritto:
“Perché non mi uccido? / perché anche per togliersi la vita / ci vorrebbe un bello slancio di vitalità”
Ma, alla fine, quello slancio di vita lo ha trovato, purtroppo.
La sua morte ha suscitato clamore sia per il tipo di vita che aveva condotto, sia per la modalità con cui aveva deciso di porre fine alla sua esistenza.
Ciò che colpisce è che il suo ultimo libro aveva un titolo quasi profetico: “Evviva la morte.”
Molti poeti e scrittori hanno provato a parlare di morte. Ironico pensare che l’essere umano cerchi di spiegare qualcosa che non può comprendere per natura, qualcosa che ci attende ma che non avremo mai modo di conoscere davvero o di ricordare in qualche modo.
Eppure ne parliamo perché questo accarezza il nostro lato più spaventato: parlare di lei ci permette di liberarci dalla sua ombra giusto il tempo di una strofa. Ma era così anche per Massimiliano?
la morte
non si presenta donna orrenda e con la falce
ma con sembianze leggiadre
le più belle che puoi desiderare
ti si avvicina soave
come una camera bene arredata dove entrare
ti lasci prendere per mano
e ti conduce con sé nel male nel mare
le luci si spengono ad una ad una
e l’angelo della morte ti porta via
tu devi solo rilassarti
lasciarti dolcemente guidare
annullarti lasciarti fasciare
dal suo dolce sguardo omicida
– Massimiliano Chiamenti, da: Evviva la morte
Per Massimiliano la morte è travestita da angelo, ma ciò che fa agli uomini non sembra così crudele e doloroso, sembra piuttosto una guida che ci porta via da tutto quanto, spegnendo piano piano la luce di ciò che siamo stati. E il suo sguardo, per quanto omicida, ha un velo di dolcezza che quasi conforta dal dolore inferto della vita. Perché anche se ad attenderci c’è il male del mare, come potremmo chiamare quello che c’è nel mare della vita?
Massimiliano Chiamenti ha avuto un’esistenza complessa fatta di luce e ombre, delicatezza da filologo ma anche uno strato più duro, che piano piano si è sgretolato sotto i colpi inferti dalla vita.
Terminiamo con un altro estratto da Evviva la morte, che forse ci dà un po’ più di speranza:
I fallimenti della mia vita
sono state le mie più grandi vittorie
le perdite di oggetti onori e glorie
mi hanno date nuove
e sconosciute libertà
io sono in fondo un mostro
eternamente giovane e immortale
mosso da forze oscure
apparentemente fragile
sono invece e in realtà e sotto sotto
intrinsecamente immune a tutto
leggero allegro e saltellante– Massimiliano Chiamenti, da: Evviva la morte
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