Dalla narrativa alla poesia, Giuliano Gramigna non smette mai di stupire. Scopriamo di più sulla sua scrittura
Giuliano Gramigna è uno scrittore e saggista nato il 31 maggio 1920, laureato in giurisprudenza all’Università di Milano, che poi ha deciso di dedicarsi al mondo del giornalismo collaborando con diverse testate e quotidiani. Da lì è cominciata una lunga avventura nella scrittura che lo ha portato a realizzare numerosi romanzi e poesie.
Un destino inutile
Il suo romanzo d’esordio è stato Un destino inutile, pubblicato nel 1958 che non è stato altro che un assaggio molto rappresentativo del suo stile di scrittura fluido e ricco di rimandi esistenziali.
Il suo modo di scrivere ricorda quello di Proust, una sorta di flusso di coscienza interiore che conduce il lettore lontano e vicino nello stesso tempo: lontano con la fantasia, ma anche dentro sé stesso e alle dinamiche che smuovono il suo animo.
Si passa dalla prima alla terza persona e viceversa, i punti di vista cambiano e la vita si vive attraverso l’esperienza, la voce, lo sguardo di altre persone. Il romanzo è un vero e proprio metaromanzo, ovvero un racconto che descrive sé stesso e come è stato costruito.
Giuliano Gramigna e la poesia
La poesia si presta perfettamente al flusso creativo di parole di Giuliano, in cui troviamo sempre nodi esistenziali difficili da sciogliere ma anche facili da rendere propri e adattare al vissuto personale. La sua poesia ci parla in modo diretto, ci parla in un linguaggio che ci sembra familiare perché, in fondo, lo è davvero.
Ecco alcune poesie e raccolte poetiche che non potete perdervi di Giuliano Gramigna per riflettere su vita, lessico, ironia e memoria:
- Il testo del racconto, 1975
- Il gran trucco, 1978
- La festa del centenario, 1989
- La pazienza, 1959
- Le forme del desiderio,1986
L’impronta di Proust: Marcel ritrovato
Nel metaromanzo di Giuliano Gramigna dal titolo Marcel ritrovato i rimandi a Proust si fanno sempre più stretti. Il metaromanzo parla di un uomo in fuga ma nello stesso tempo ci regala anche una splendida riflessione sulla letteratura.
L’autore racconta di una storia d’amore che viaggia da Milano a Parigi e si intreccia indissolubilmente con la scrittura letteraria e il senso del fare il romanzo. Bruno è uno scrittore che soffre di nevrosi e riceve dalla donna che ama, Roberta, la richiesta di andare alla ricerca del marito scomparso, Marcello. Così Bruno parte alla volta di Parigi per cercare Marcello.
È stupido fare la commedia con te Bruno: lo sai quello che è capitato con Marcello, cioè che non abbiamo più notizie da Parigi, e anche tutte le chiacchiere che si sono fatte, figurati! […], se qualcuno andasse a Parigi a vedere mi metterei tranquilla.
Anche all’interno di questo metaromanzo, ritroviamo gli aspetti tipici della scrittura di Gramigna, con salti dalla prima alla terza persona e dei tocchi d’ironia che mitigano la sofferenza dei ricordi del protagonista che assume sempre di più le fattezze dell’autore, annullando la distanza tra fantasia e realtà.
Marcel ritrovato è anche un vagabondaggio per le strade di Parigi, mentre la riflessione dull’arte del romanzo si fa più incalzante con ogni passo che il protagonista poggia sull’asfalto nel suo vagabondare per la capitale francese, la riflessione salta dalla letteratura alla memoria per mettere a nudo il meccanismo narrativo senza però lasciare libero il lettore di uscire dalla gabbia dorata delle pagine abilmente scritte.
Ovviamente il nome non è per nulla casuale, infatti richiama proprio la fonte di eterna ispirazione di Giuliano: Marcel Proust.
Punti in comune con lo stile proustiano
Marcel Proust, è uno dei più grandi scrittori del XX secolo, noto per il suo stile di scrittura estremamente dettagliato e ricco di introspezione psicologica.
La sua opera più celebre, “Alla ricerca del tempo perduto” è famosa per la sua complessità narrativa e per la profondità con cui esplora la memoria, il tempo e la natura umana, tanto da risultare a tratti difficile da comprendere a pieno, ma per questo ancora più interessante.
Proust utilizzava lunghe frasi ricche di subordinate e digressioni, creando un ritmo lento e meditativo che teneva incollato il lettore alle pagine.
I processi sensoriali e il flusso di coscienza vengono messi in luce con un ritmo incalzante, elementi che ritroviamo pienamente anche in Giuliano.
Insomma, se siete amanti dello stile proustiano non potrete non amare Giuliano Gramigna e vi consigliamo di familiarizzare con il suo stile di scrittura partendo proprio da Marcel ritrovato.