Settimana lavorativa corta anche in Italia? Polemiche in corso

Si torna a parlare di settimana corta, i sindacati premono per sperimentarla, le aziende rifiutano: non terminano le polemiche.

Team di lavoratori
Team di lavoratori (Retididedalus.it)

Si torna a parlare di settimana corta, dopo le sperimentazioni con esiti positivi in alcuni paesi dell’estero, come Spagna, Islanda, Danimarca e Scozia. Le sperimentazioni hanno dato esiti incoraggianti, evidenziando una migliore prestazione da parte dei lavoratori, produzioni più efficienti, lavoratori più felici. I sindacati italiani, a questo punto, premono per sperimentarla anche sul nostro territorio.

Tuttavia, gran parte delle aziende italiane si dichiara contraria, spaventata dal possibile calo di produzione, nonostante gli studi raggiunti fino ad oggi dichiarino il contrario. Ma la mentalità italiana è dura da cambiare, ancorata al passato e alla tradizione, e lo abbiamo visto con l’introduzione dello smartworking, che comporta una marea di benefici, ma che trova difficoltà ad attecchire.

Si teme il calo di produzione: aziende e sindacati in polemica per la sperimentazione della settimana corta

Ragazzi al lavoro in ufficio
Ragazzi al lavoro in ufficio (Retididedalus.it)

È l’Associazione italiana direttori del personale a dimostrare che, a parità di salario, ridurre l’orario settimanale del lavoro comporta la stessa produzione, anzi, in certi casi anche una produzione più efficiente, senza alcun calo. Ma allora, qual è il punto? Perché le varie aziende si ostinato a combattere la settimana corta, così come si ostinano a ostacolare lo smartworking?

Nel 2020, a seguito del periodo emergenziale, è emerso in tutto il mondo un nuovo concetto: il tempo libero come moneta di scambio. In tanti hanno compreso che il tempo libero non ha prezzo, e che spesso vale più del tempo speso sacrificandosi per il lavoro. Il 2020 ha segnato uno spartiacque nella storia contemporanea, ha aperto nuovi orizzonti, specie in ambito lavorativo.

Diciamo che, in un certo senso, ha velocizzato il processo di modernizzazione. Un processo che tante aziende italiane non hanno saputo cogliere e che hanno tentato di frenare. Non a caso, già da qualche tempo, tanti lavoratori sono stati costretti a tornare in ufficio, rinunciando allo smartworking, o comunque a ridimensionarlo, lavorando da casa solo qualche giorno al mese.

I tanti benefici dello smartworking e della settimana corta, per una maggiore produttività sul lavoro

Un’occasione persa, perché il lavoro da casa, o il lavoro agile, comporta tantissimi benefici, testimoniati tra l’altro dalle società stesse, le quali, secondo le indagini più recenti, hanno avuto anche incrementi notevoli nella produzione e nelle entrate economiche. Ma a beneficiare dello smartworking sono tutti, i lavoratori, con più tempo libero e una maggiore concentrazione sul lavoro, le città svuotate dalle auto e dallo smog.

I mezzi pubblici più liberi, un ambiente più pulito, la riscoperta del proprio quartiere dormitorio e la nascita di nuove attività commerciali nei quartieri periferici. Senza contare la migliore qualità di sonno, senza perdere ore imbottigliati nel traffico. Negli ultimi anni, insomma, si è riscoperto il piacere di avere tempo libero.

In tutto il mondo, si è registrata una forte ondata di dimissioni, da parte di cittadini alla ricerca di lavori più comodi, che permettano un migliore bilanciamento tra attività lavorativa e vita privata. Si cerca, dunque, di vivere meglio, riducendo gli spostamenti e gli orari di lavoro. Facile a dirsi, più difficile da applicare, eppure, la direzione sembra questa.

La sperimentazione inglese con esiti decisamente positivi

Autonomy, un centro studi britannico, insieme all’organizzazione 4 Day Week Global, lo scorso anno hanno condotto un nuovo esperimento contattando 61 aziende di varie dimensioni, coinvolgendo quasi 3 mila lavoratori. Hanno chiesto alle 61 aziende di sperimentare la settimana corta per sei mesi. Le aziende hanno così sperimentato la settimana lavorativa corta, da lunedì a giovedì, lasciando libero il venerdì.

Ovviamente, senza diminuire lo stipendio e senza incrementare l’orario dei giorni lavorativi. Cosa è risultato? Che il 92% ha ottenuto dati nettamente positivi, tanto da dichiarare di volere mantenere questo modello. Inoltre, si è registrato un aumento delle entrate di circa l’1,4%, proprio perché i lavoratori hanno lavorato meglio, più contenti e più performanti.

I lavoratori, lavorando meno, sono soggetti a minore stress, sono più sereni e godono di un migliore benessere mentale. In Italia, alcune aziende hanno sperimentato, o hanno intenzione di sperimentare la settimana corta. Tuttavia, molte temono il calo produttivo, anche se i dati parlano chiaro.

E pensare che, in Italia, tra il 2014 e il 2022, la produttività annuale sul lavoro è rimasta quasi congelata (+0,5%), contro una media europea dell’1,3%. Insomma, l’Italia ha sempre mantenuto una scarsa produttività. Significa che c’è un problema a monte, si lavora troppo, si guadagna poco. Quelle delle aziende, insomma, pare sia più una scusa per non progredire. Niente smart, niente settimana corta, restiamo indietro su più fronti.

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