Giornalista, scrittore e traduttore, ecco chi era Ignazio Balla, il tramite che unì per una buona parte del Novecento Italia e Ungheria.
La carriera e le opere di Ignazio Balla delineano un quadro dei legami culturali italo-ungheresi in un periodo estremamente complesso e interessante della Storia, caratterizzato dagli interessi condivisi e dalle alleanze politiche che univano i due Paesi. Per un divulgatore culturale come lui, ciò comportava anche una chiara posizione politica, una necessità evidente in un periodo in cui, per forza di cose, non era possibile restare neutrali.
Ignazio Balla (nato Ignàc) venne al mondo a Pécska nel 1885, in Transilvania, all’epoca parte dell’Ungheria (oggi Romania). Proprio il luogo in cui il deputato al parlamento era Ferenc Herczeg, lo scrittore che in seguito divenne il principale autore della letteratura ufficiale che riguardava i vertici sociali e politici. Herczeg assistette Balla nella sua carriera futura, e Balla a sua volta aiutò Herczeg nella diffusione del suo teatro e delle sue opere in Italia. Viaggiarono insieme, Herczeg fu padrino del figlio di Balla, e condivisero sicuramente interessi e opinioni. Balla rappresentava la cultura ungherese conservatrice ma era anche dotato di un notevole senso letterario e di una eccezionale etica del lavoro.
Nel 1901 Balla si trovava a Pola, porto militare dell’Austria-Ungheria, come volontario nella marina. Nello stesso anno scrisse il suo primo romanzo, Tűz (Fuoco). Già da giovane aveva tradotto numerose opere letterarie da varie lingue. Tradusse capolavori italiani come il Decameron di Boccaccio, Grazia Deledda, Ada Negri, Gabriele D’Annunzio, Luigi Pirandello nonché tanti altri autori più o meno noti. Nel frattempo, scriveva anche opere originali, tra cui una canzone nello stile del folclore ungherese-zingaro e due romanzi biografici: I Rotschild e Edison, e un romanzo per la gioventù ambientato durante la Prima guerra mondiale, Víz fölött és víz alatt (Sopra e sotto l’acqua). Tutti e tre i romanzi vennero tradotti in altre lingue.
Balla pubblicò anche antologie e articoli sui giornali e divenne giornalista nella rivista di Herczeg. Nel primo dopoguerra, a causa dei problemi economici in Ungheria, Balla lavorò anche in Italia. Nel 1921 intervistò Mussolini per il giornale “Nap” (Sole), pubblicando le posizioni del futuro dittatore ma allora direttore del giornale Il popolo d’Italia, riguardo alle rivendicazioni revisioniste dell’Ungheria. Balla ne andò molto fiero, e Mussolini ebbe un’ottima impressione di lui.
Il trasferimento a Milano e gli ultimi anni
Nel 1925 si trasferì definitivamente in Italia, a Milano, e si unì al Partito Fascista, nonostante fosse straniero. Nelle sue antologie promosse la pubblicazione di autori ungheresi in Italia, sia quelli della cultura ufficiale che personaggi di spicco della vita politica ungherese, come Horthy, Gyula Gömbös, l’Arciduca Ferenc József, e molti altri. Balla mantenne contatti con numerosi personaggi della cultura ungherese e italiani fungendo da trait d’union tra le due culture.
Balla descrisse l’Ungheria nel modo che riteneva più adatto per il pubblico italiano, evidenziando le tradizioni, i caffè, i ceti medi agiati, il folclore e i musicisti zingari talentuosi. La sua vita fu estremamente complessa, piena di ambiguità, considerando anche le sue origini ebraiche e la connivenza con il Partito fascista, di cui fu grande sostenitore, fino alla fine dei suoi giorni. Morì a 91 anni, a Nervi, Genova, nel 1976.
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