Ipazia di Alessandria è un personaggio molto affascinante: chi era la filosofa assassinata in modo barbaro dalla folla?
Tra il IV e il V secolo, ad Alessandria d’Egitto, viveva Ipazia, brillante filosofa, forse la filosofa più importante di tutta la storia egiziana. Un personaggio davvero affascinante, avanti per i suoi tempi, capace di cambiare il mondo con il suo pensiero e con le sue intuizioni. A restare impressa nella storia, però, non è soltanto la sua filosofia, anzi, è soprattutto la sua tremenda morte.
Ipazia viene uccisa in modo barbaro dalla folla cristiana, nel 415 d.C.. Fonti dell’epoca raccontano il tragico omicidio, attraverso i resoconti di autori importanti, sia cristiani che pagani, come Socrate Scolastico, Giovanni di Kikiû, oppure Damascio. La sua orribile uccisione deve far riflettere sulla brutalità da sempre perpetrata dalla religione, e sulla follia ad essa associata.
La terribile morte della filosofa Ipazia, una delle menti più eccelse dell’antichità
All’epoca, ad Alessandria vi è la più importante biblioteca del mondo, costruita nel III secolo a.C., uno dei più grandi centri di studio e di conoscenza dell’antichità. La biblioteca raccoglie migliaia di libri e di manoscritti, di ogni genere e di ogni argomento, testimoniando una città viva, attenta alla cultura, progredita e moderna. Qui vive e insegna Ipazia.
All’epoca della filosofa, Alessandria è ancora un centro culturale e intellettuale importantissimo, anche se sta vivendo incredibili cambiamenti, per diversi motivi, e che poi la porteraano a perdere terreno, a impoverirsi, economicamente e culturalmente. Fondata da Alessandro Magno nel 331 a.C., la città è il sito del faro di Pharos, una delle sette meraviglie del mondo antico.
Già dopo la conquista romana con Giulio Cesare, Alessandria inizia un lento declino, un declino che raggiunge il suo apice quando l’Impero Romano viene diviso e inizia a perdere potere. Inoltre, la diffusione della religione monoteista, cristiana, condanna a morte la città e paralizza l’evoluzione culturale portata da scrittori, intellettuali e filosofi nel corso dei secoli.
La distruzione del mondo antico e dei suoi progressi a causa della religione
La religione, dunque, avvia un processo di involuzione drammatico, che poi porterà al buco storico del Medioevo. Non solo, la religione porterà all’impoverimento culturale in tutto il mondo, di fatto bloccando ogni evoluzione scientifica e filosofica, ma darà origine a persecuzioni e guerre sanguinose, imponendo punizioni e uccisioni per tutti i non credenti.
In questo contesto si inserisce la figura di Ipazia, la quale si ritrova a vivere in un’epoca di transizione. Cresciuta con una formazione filosofica, matematica, letteraria e astronomica, sin da ragazza Ipazia dimostra capacità intellettuali enormi. Dopo aver sposato la scuola di pensiero del Neoplatonismo, Ipazia insegna le idee di Platone, combinando spiritualità e scienza.
Il pensiero di Ipazia, così moderno e attuale, ma considerato troppo pagano
La sua filosofia, considerata troppo pagana, infastidisce i cristiani, che più volte la minacciano, fino al tragico pomeriggio in cui decidono di massacrarla. La sua morte è il risultato di un conflitto ideologico tra pagani e cristiani perpetrato nel tempo. Il Patriarca di Alessandria, Cirillo, un uomo violentissimo, per guadagnarsi la fiducia delle comunità cristiane, accusa Ipazia di sfruttare la magia nera per corrompere la mente.
Si tratta di una delle prime accuse di stregoneria, sulla quale la religione cristiana si poggerà nei secoli a seguire per condannare le donne e tutto il pensiero libero, inventando, di fatto, la figura delle strega malvagia. Dopo una politica di tolleranza da parte di Oreste, la successione di Cirillo condanna la città all’oblio culturale e non solo.
Ipazia, durante una lezione, viene presa d’assalto da una folla di cristiani, legata a un carro e trasportata in una chiesa, chiamata Caesareum, dove viene denudata e poi scorticata viva. Una volta morta, il suo corpo viene fatto a pezzi, i quali vengono lanciati nella pizza della città e infine bruciati. Una morte orribile, dettata da un becero senso di rivalsa. Con la sua morte, per secoli si disperde un pensiero, di stampo greco, moderno e attuale.