Confermata la condanna per Alessandro e Simone Scalamandré, i due ragazzi che uccisero il padre durante una lite: la risposta degli avvocati.
La Corte d’Assise d’Appello di Milano ha confermato in appello bis le condanne dei fratelli Scalamandré, residenti a Genova, accusati di aver ucciso il padre, Pasquale, noto per i suoi comportamenti violenti.
Il verdetto segue quello emesso dal Tribunale di Genova nel febbraio del 2022, assegnando 21 anni di carcere ad Alessio e 14 anni a Simone, rei di averlo colpito a morte con un mattarello durante una lite il 10 agosto 2020. Pasquale Scalamandré era, al momento degli eventi, sotto indagine per maltrattamenti verso la moglie.
La decisione della Corte d’Assise d’Appello ha suscitato immediata reazione da parte dei legali dei fratelli Scalamandrè, che hanno annunciato l’intenzione di impugnare la sentenza. L’avvocato di Simone, Riccardo Lamonaca, ha espresso il suo disappunto, riportiamo la dichiarazione che si legge sul sito di TGCom 24: “È un momento difficile, molto negativo. Le sentenze non si commentano, ma si impugnano. Cercheremo di cambiare ancora una volta questa sentenza” – ha affermato – sottolineando che non sono state riconosciute né l’attenuante della provocazione né la prevalenza delle circostanze attenuanti generiche.
Inoltre, le motivazioni della sentenza sono attese entro la fine di maggio. Durante il processo, la Procura Generale di Milano aveva richiesto per Simone una pena ridotta a otto anni e sei mesi, mentre per Alessio era stata proposta una condanna a 11 anni, in accordo con la difesa.
Il caso ha già attraversato varie fasi giudiziarie. A novembre, la Corte di Cassazione aveva annullato con rinvio la sentenza di secondo grado della Corte d’Assise d’Appello di Genova, che aveva inizialmente condannato Alessio a 21 anni.
Questa decisione era stata influenzata dalla sentenza della Corte Costituzionale che aveva ritenuto illegittimo un articolo che precludeva la possibilità di far valere le attenuanti generiche sull’aggravante di un delitto commesso in un contesto familiare. I difensori avevano fatto leva su questa base per richiedere l’attenuante della provocazione, ma così non è stato.
La Corte d’Assise di Milano ha dunque confermato le condanne: 21 anni di carcere ad Alessio e 14 anni a Simone. I fratelli erano presenti in aula al momento della lettura del verdetto, segno di un processo che continua a catturare l’attenzione pubblica e a sollevare questioni delicate riguardanti la giustizia e la legge in casi di violenza familiare.
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