La rivoluzionaria storia di Lizzie Magie: la game designer statunitense che inventò “Monopoly”, lo storico gioco da tavolo.
Quando ancora oggi i giocatori di “Monopoly” si confrontano con lo storico gioco di società, inventato da Lizzie Magie (1866-1948) all’inizio del secolo scorso, spesso non conoscono la sua storia oppure quale fu il reale significato associato alla sua invenzione.
Ripercorrendo allora la vita della game designer statunitense, e la storia della sua indimenticabile invenzione, sarà importane sottolineare quelli che sono gli aspetti più significativi che portarono “Monopoly” ad essere il gioco da tavolo in grado di vendere – nel corso del suo ciclo di vita – oltre 257 milioni di copie in tutto il mondo.
Lizzie Magie, chi era la donna che inventò “Monopoly”: lo storico gioco di società
Lizzie Magie intendeva dimostrare – attraverso questa sua originale creazione – i mali del capitalismo, ma non solo. Quel che la femminista nativa di Macomb intendeva fare si sarebbe rivelato un compito ancora più “alto”. Ossia: permettere anche ai più piccoli di potersi rapportare con una simile scoperta, o – che dir si voglia – rivelazione sulla loro società di appartenenza, attraverso il gioco. Come se le stesse pedine e caselle di “Monopoly” potessero assolvere il compito di una fiaba vissuta in maniera attiva.
La designer di giochi Lizzie Magie inventò – dunque – “The Landlord Game”, precursore del gioco da tavolo come lo intendiamo oggi, in qualità di protesta contro il capitalismo americano, trasformando infine il nome di quest’ultimo in “Monopoly”. Uno dei reali obiettivi principali del gioco sarebbe – infatti – quello di ripartire in maniera egualitaria le ricchezze accumulate durante la partita, secondo le teorie di parità formulate – in quegli anni – dall’economista Henry George.
Tenendo infine conto di un’analisi sul rapporto della comunità con i giochi da tavolo nel corso del tempo, ad oggi sembra che il gioco di società inventato da Lizzie Magie, nel lontano 1904, sia stato tradotto in 47 lingue e giocato in ben 114 Paesi.
“Monopoly”, tra passato e presente
Addentrandoci in sempre in nuove questioni riguardanti storia e percezione: rispetto alle sue origini – che ora vediamo combaciare con il movimento anti-imperialista statunitense – il “senso” del gioco, fortemente voluto dalla sua mente creatrice, si sarebbe gradualmente perduto nel corso degli anni.
Anche per tal ragione chi gioca nel presente a “Monopoly” molto spesso potrebbe rischiare di rivelare non tanto la sua contrarietà verso le logiche capitaliste, quanto il suo esserne un inconsapevole ma perfettamente funzionante ingranaggio: tentando di accumulare più ricchezze possibile e facendo tabula rasa attorno a sé.
Potrebbe non essere allora un caso che Magie, dopo aver venduto il brevetto del suo gioco a un altro game designer statunitense, cadde nell’oblio di quelli che sarebbero divenuti futuri giocatori di Monopoly, mentre il suo mai dimenticato acquirente beneficiò tanto della fama tanto della ricchezza che sarebbe poi derivata dal successo internazionale del gioco di società.