Gli adulti non dovrebbero mai sottovalutare i libri per ragazzi: leggere questi libri può far bene alla loro interiorità.
Non dovremmo mai dimenticare di dedicare del tempo prezioso all’ascolto del nostro bambino interiore. Quando diventiamo adulti – nonostante in molti lo ignorino – una parte del nostro mondo interiore, legato dunque alla nostra infanzia, alla nostra emotività e alla nostra creatività, continua ad accompagnarci nel nostro vissuto. Continua ad essere presente: anche qualora dimentichiamo di esserne consapevoli.
Dare spazio al nostro bambino interiore è fondamentale per abitare consapevolmente la nostra quotidianità, per poterci confrontare con la società in maniera autentica, attiva – e non dunque remissiva – quanto per non essere sommersi dalle molteplici responsabilità che entrare nella fase della vita adulta inevitabilmente comporta. Cosa hanno a che fare, allora, con tutto questo i “libri per ragazzi“?
Con libri per ragazzi, tendenzialmente – se si decide innanzitutto di riconoscere e di tenere momentaneamente da parte un archivio di testi connessi all’infanzia – ci si riferisce ai romanzi di formazione.
Se la letteratura per bambini ci aiuta, quindi, a conservare un punto di vista in grado di rigenerare costantemente la nostra interiorità e il nostro sguardo di “contemplazione” sul mondo, la letteratura – che racconta storie di crescita dei suoi protagonisti – ripercorre quasi sempre un periodo di tempo che va dai primi passi dei suoi personaggi fino alla loro età adulta.
L’età adulta, al contempo, non dovrebbe essere considerata come un qualcosa che rappresenti una costane, una fissità. Ma – al contrario – un continuo cambiamento. Se la fragilità e la vulnerabilità sono un bene inestimabile per ciascun essere umano, e queste caratteristiche sono spesso – seppur con superficialità – associate esclusivamente ai bambini, in realtà non dovremmo mai dimenticare di elogiarle anche in altri momenti della nostra vita.
Questo, infatti, oltre a farci divenire dei versatili lettori, potrebbe aiutarci nella nostra avventura genitoriale. Nel caso in cui, ad esempio, questa scelta sia in linea con i nostri desideri. Ciò ci aiuterebbe – dunque – a rimanere sempre in contatto e in costante dialogo: non solo con il nostro bambino interiore, ma anche con i bambini che faranno parte della nostra vita. Sia che si tratti della nostra famiglia. Sia – ad esempio – che ci si trovi in ambito scolastico. Nel caso in cui, stavolta, si dovesse scegliere (nel proprio percorso) di intraprendere il ruolo di educatore o educatrice.
Uno dei romanzi di formazione riscoperti recentemente anche in chiave cinematografica – per chi dopo la lettura desiderasse confrontarsi con il grande schermo – è un classico dello scrittore e giornalista statunitense Jack London. Con “Martin Eden“, trasposto sul grande schermo nel 2019 dal regista italiano Pietro Marcello, London racconta – addentrandosi nel metaforico percorso della vita di Martin (alias Luca Marinelli) – le sue stesse impressioni sulla condizione di uno scrittore inizialmente incompreso.
Un altro classico, stavolta appartenente alle letteratura femminili inglese, è invece “Jane Eyre” (1847) di Charlotte Brontë. La scrittrice inglese ripercorre la vita di Jane, a partire dalla sua terrificante permanenza in un orfanotrofio fino al suo incontro-spartiacque con Edward Rochester.
Di “Jane Eyre” sono molteplici le trasposizioni cinematografiche esistenti. Uno dei più recenti è il film omonimo diretto da Cary Fukinaga e uscito nelle sale statunitensi nel 2011.
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