Viviamo in un mondo dinamico e iperconnesso, in cui la cultura dell’urgenza può avere conseguenze sul nostro umore e anche sul nostro corpo.
Cosa si intende quando si parla di cultura dell’urgenza? Con questa espressione si descrive la condizione dell’uomo occidentale medio, immerso in un mondo dinamico e iperconnesso. E in cui rispondere urgentemente a qualsiasi tipo di stimolo sembra essere irrinunciabile. Pensiamo ad esempio al modo in cui controlliamo le notifiche sui social network, oppure a come rispondiamo a email o richieste di lavoro anche al di fuori del nostro orario contrattuale.
Questa condizione è sicuramente figlia dei tempi in cui viviamo, ma porta con sé conseguenze anche gravi sia per la psiche degli individui che, in alcuni casi, per il corpo. Sulla cultura dell’urgenza, in effetti, sono stati spesi litri di inchiostro e le opinioni di psicologi, psichiatri e neuroscienziati convergono per la maggior parte verso una conclusione: dovremmo re-imparare a gestire il nostro tempo.
In questo contesto si inserisce anche la tendenza al multitasking, che ci porta a svolgere più azioni contemporaneamente. Il nostro cervello, però, non è programmato per svolgere più azioni contemporaneamente, come afferma lo studio Multicost of Multitasking (i molti costi del multitasking) di Madore e Wagner.
Il rischio principale connesso a questa pratica è quello di ridurre la produttività, nonché di attuare un approccio superficiale nei confronti di ogni singola azione. A ciò bisogna aggiungere che “l’attrazione per la distrazione che guida la maggior parte del multitasking può essere difficile da spegnere“, come afferma la neuroscienziata Friederike Fabritius. Pertanto anche la tendenza a deconcentrarci potrebbe risultare difficile da invertire.
Tutto ciò può avere conseguenze sul nostro umore, aumentando vertiginosamente i livelli di ansia e stress. Questi ultimi, a loro volta, si alimentano a vicenda in un circolo vizioso difficile da interrompere. E purtroppo non finisce qui, poiché la cultura dell’urgenza può avere conseguenze anche sul nostro corpo. La necessità di rispondere immediatamente a ogni stimolo può infatti comportare uno stato di allerta costante, attivando reazioni del tipo “combatti o fuggi“.
Respiro, battito cardiaco, pressione sanguigna aumentano, così come i livelli ormonali. Secondo quanto afferma il neuroscienziato David Rabin, addirittura, questa tendenza comportamentale può portare a un aumento del colesterolo e dei disturbi infiammatori, per non parlare dei disturbi del sonno.
Ma allora cosa dovremmo fare per evitare di ritrovarci in queste situazioni? Il web è ricchissimo di suggerimenti su come comportarci se vogliamo ritrovare un po’ di calma e serenità. C’è chi ad esempio suggerisce di spegnere il telefono, oppure chi consiglia di dedicarsi alla meditazione. E se la causa della cultura dell’urgenza è da ritrovarsi principalmente nel nostro essere sempre connessi, in effetti, liberarsi dall’iperconnesione con gli altri per riconcentrarci su noi stessi potrebbe essere una buona soluzione.
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