Esistono prove scientifiche della vita dopo la morte o quale punto di vista si dovrebbe adottare: alcuni libri per provare a orientarsi.
A volte è più importante scegliere i punti vista con cui affrontare un argomento piuttosto che concentrarsi su un’univoca visione. Passando, ad esempio, in rassegna una prolifica raccolta di saggi che cerca di sviscerare le presunte teorie scientifiche esistenti sull’esistenza di una vita dopo la morte, alcuni sentimenti provati dagli esseri umani sembrano fornire già delle preziose tracce di quello che potrebbe apparire il nostro percorso se inserito all’interno del binomio vita/morte.
Con “L’anno del pensiero magico” (edito da “Il Saggiatore”), ad esempio, la scrittrice originaria di Sacramento, Joan Didion, racconta candidamente e in modo altrettanto vivido la perdita di suo marito John Gregory Dunne, dopo quarant’anni di matrimonio.
C’è vita dopo la morte? Consigli di libri da leggere per approfondire
Oltre a essere uno dei libri più venduti in tutto il mondo, oltre a quelli della stessa scrittrice e giornalista, Joan Didion sembra mettersi in gioco per far vivere quelle che sono le sue emozioni nell’attraversamento del lutto, e dunque di un’esperienza con la morte stessa di risposta alla perdita di suo marito, attraverso una scrittura che appare – ancora oggi – ai suoi lettori come difficile da dimenticare.
Un’altra lettura sull’argomento è invece rappresentata da un punto di vista più strettamente scientifico e psicanalitico da “La morte è di vitale importanza. Riflessioni sul passaggio dalla vita alla vita dopo la morte” di Elisabeth Kubler-Ross (2016, casa editrice “Armenia”).
Con “Tra il silenzio e il tuono“, (2024, edito da “Einaudi”) il cantautore Roberto Vecchioni racconta, d’altro canto, con cinquantatré lettere che formano un illuminante romanzo epistolare, la gioia e il dolore relativi entrambi alla personale scoperta dell’amore assieme a quella della morte.
Libri sulla spiritualità e altri visioni sulla vita oltre la morte
In quanti modi si può morire? Secondo alcuni scrittori e poeti, ad esempio: la morte non può soltanto essere vista da diversi punti di vista, ma può anche manifestarsi in diversi modi. In poche parole: si può morire anche rimanendo fisicamente in vita. “Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine“, scrive così in una sua poesia (dal titolo “Lentamente Muore”) la scrittrice e giornalista brasiliana Martha Medeiros. Oppure: ci sembra di morire quando perdiamo la possibilità di incontrare fisicamente una persona a noi molto cara.
Da una lente d’osservazione forse più legata alla concezione platonica dell’anima – o in simili letture – per chi desiderasse approfondire questi argomenti ci si potrebbe orientare verso la scoperta dei “Miti di Platone” e, in particolare, sul mito di Er, rintracciabile in recenti edizioni de “La Repubblica” del filosofo oppure in molte altre raccolte a lui dedicate (es. “Feltrinelli”).
Tornando, allora, ciclicamente al primo riferimento mancante in bibliografia di questa rubrica, ma che l’artista ha più volte sottolineato nella sua vita, possiamo spostarci – per un ulteriore consiglio di “lettura” – a un piano visivo. E questo grazie alla citazione di un’opera di Franco Battiato dal titolo “Attraversando il bardo. Sguardi sull’aldilà“. Un prezioso invito dell’artista ad abbandonare l’ego per poter tornare alla “nostra natura divina”.