C’è una piazza in Italia che sembra essere uscita da un quadro di Dalì. Da sola vale come attrazione per una città di mare imperdibile.
A camminarci sembra di stare su una scacchiera con uomini e donne pronti a fare da Re e Regine in una partita invisibile in cui nessuno vince se non la bellezza degli occhi. Basta poi spostarsi di poco, andando via da centro della piazza, guardarla in prospettiva con l’affaccio diretto ad uno schioppo dal mare e le isole all’orizzonte per avere l’impressione si essere finiti in un quadro di Salvador Dalì.
Si tratta di una delle piazze più belle d’Italia che è poi il belvedere di uno dei lungomare più caratteristici dell’Italia, capace di ogni anno di attirare migliaia di turisti, italiani e stranieri, anche solo per avere l’opportunità di ammirare una realtà architettonica di tale portata.
La costruzione del belvedere, punto focale del lungomare livornese, si trova sull’estremità occidentale di piazzale Mascagni. La sua costruzione risale agli anni venti del Novecento, per la precisione al 1925 quando su progetto dell’ingegnere Enrico Salvais si eliminò l’Eden uno dei primi parchi divertimento d’Italia costruito nell’ultimo decennio dell’Ottocento.
Da quel momento si trasformò la spianta in una grande piazza sul mare; i lavori di costruzione durarono poco e in breve tempo si passò anche alla costruzione del Gazebo, a forma di tempietto neoclassico, utilizzato per gli spettacoli di musica. L’opera, realizzata su progetto dell’architetto Ghino Venturi, andò poi distrutta con i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
Dal punto di vista architettonico, la piazza non risente dello stile razionalista tanto prediletto dal regime, epoca a cui bisogna ricordare risale il progetto e la costruzione della terrazza, e tuttavia il belvedere è stato per lungo tempo legato al Fascismo, di fatto il piazzale fu intitolato a Costanzo Ciano, livornese ma anche figura di spicco del partito nonché padre di Galeazzo che poi divenne genero di Mussolini.
La bellissima piazza si stacca dal regime solo nel secondo dopoguerra, quando fu avviata una grande opera di rinnovamento; la piazza fu ampliata muovendosi verso nord ed utilizzando le macerie della città distrutta e portandola a quella configurazione che l’ha resa famosa e che conosciamo ancora oggi. In quell’occasione ne fu cambiato anche il nome, con l’amministrazione che decise poi di dedicarla al compositore livornese Pietro Mascagni.
Sono 34.800 le piastrelle bianche e nere utilizzate per dare vita allo scacchiere che copre 8.700 metri quadrati di piazza. Mentre la sinuosa balaustra che affaccia sulla spiaggia di Livorno è composta da 4.100 colonnine di calcestruzzo. Negli anni della ricostruzione si è poi dato nuovamente vita ad un gazebo a forma di tempietto greco che dà al luogo un’aria rinascimentale che unita alla restante suggestione del panorama rende Terrazza Mascagni uno dei tanti luoghi magici del Bel Paese.
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