Se sei solito frequentare bar, è importante imparare a riconoscere alcuni segnali inequivocabili che suggeriranno se si tratta di un locale sicuro.
Gli italiani amano entrare nei bar e godersi gli attimi di relax che ne derivano. E’ ormai tradizione prendersi qualche minuto per sé stessi, in solitudine o in compagnia, per degustare un caffè o fare un aperitivo. Il bar è parte integrante della quotidianità della maggioranza degli italiani: è un regalo che ci si fa, da vivere come pausa dal lavoro e dai compiti della propria routine.
In virtù dell’importanza che si rivolge al bar e a quel che si vive all’interno del locale, è buona usanza sviluppare una preferenza verso una delle attività più vicine. Tuttavia, può capitare di allontanarsi e di scegliere uno dei bar che apparentemente ispirino di più, oppure di voler cambiare aria e sperimentare un posto diverso. Ma chi è al corrente del fatto che alcuni segnali possono suggerire che quel bar non sia da frequentare?
Sono Michele Sergio e Massimiliano Rosati dello storico Caffè Gambrinus di Napoli a spiegare in cosa si distingue un bar degno di essere frequentato. Dalla colazione, all’aperitivo, alla pausa caffè o addirittura un pranzo o una cena veloci, sono innumerevoli i motivi che possono spingere una persona ad entrare in un bar. Secondo la cultura e la concezione degli italiani, il bar è prima di tutto il posto dove gustare un caffè o esaudire un peccato di gola, ma come riconoscere un buon bar?
E’ importante, innanzitutto, non lasciarsi ingannare dall’aspetto del posto: un bar può apparire raffinato, grande, elegante, alla moda (si pensi al Caffè Artistico di Doria Pamphili), così come può dar l’idea di essere piccolo e vecchio. Non è l’aspetto a far la differenza sulla qualità dei prodotti: è bene concentrarsi sulla qualità del caffè e sullo scambiare due chiacchiere con il barista o il cassiere di turno. Un bar va giudicato in base all’emozione che si prova all’interno.
Per scoprire se un locale è pulito, non è sufficiente guardare il bancone o sotto i tavolini. Anche la macchina del caffè deve fare la sua parte: la lancia a vapore non deve avere residui di latte, la griglia e il portafiltri devono essere puliti, la campana del macina caffè deve essere trasparente e senza aloni. Queste piccole accortezze già suggeriscono indizi sulla stessa qualità del caffè.
Anche bancone, vetrina e stoviglie devono essere pulite. Inoltre, tutto ciò che è sporco non deve essere in vista o vicino al pulito. Un buon bar presta sempre attenzione alla vetrina dei cornetti e dei dolci e fa modo che essa sia splendente ed invitante, senza residui di briciole. In aggiunta, i prodotti sono posizionati su vassoi di argento che garantiscono il massimo livello d’igiene.
Non è da ignorare anche la tecnica usata da baristi e personale: chi si muove con fluidità e scioltezza e mostra sicurezza nei movimenti, traduce conoscenza del mestiere ed esperienza. Dalla presa della tazzina dall’acqua bollente (usanza particolarmente gettonata a Napoli) all’estrazione del caffè, fino al servizio completo di bicchiere d’acqua, un buon barista contribuisce a migliorare l’esperienza del cliente all’interno del bar e a far guadagnare punti al locale.
In un buon bar non manca un ricco menù delle bibite, in grado di soddisfare un’ampia porzione di clientela, oggi sempre più esigente. Ad esempio, offre un valore aggiunto un menù apposito dedicato alle varianti di caffè e alle ricette di caffè “gourmet”. Inoltre, in un bar degno di nota non può mancare un’offerta variegata anche per vegani, vegetariani, intolleranti al lattosio o celiaci. Lo stesso discorso è valido per il menù del cibo: se andiamo oltre il solito e noioso toast, siamo già sulla buona strada.
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