Nonostante la spesa militare sia vista come motore della crescita economica attuale e futura, ci sono voci che suggeriscono una necessità di riequilibrio dell’economia russa
Recentemente, il governo russo ha presentato alla Duma la bozza del bilancio per il 2025 e per il triennio 2025-2027, rivelando così le strategie future di Mosca. Secondo gli economisti Aleksandra Prokopenko e Alexander Kolyandr, questa mossa anticipa possibili criticità economiche. Nonostante la spesa militare sia vista come motore della crescita economica attuale e futura, ci sono voci che suggeriscono una necessità di riequilibrio dell’economia russa. Tuttavia, il Cremlino sembra ignorare tali preoccupazioni, puntando a gestire i problemi man mano che emergono.
La situazione economica della Russia si complica ulteriormente con l’andamento del conflitto in Ucraina. Il mantenimento dello status quo diventa sempre più arduo per Putin, soprattutto alla luce dei bilanci previsionali che indicano una riduzione delle spese per il welfare già dal prossimo anno.
Allo stesso tempo, è previsto un aumento della spesa militare sia in termini nominali che come percentuale del PIL. Questo incremento è necessario per sostenere le esigenze belliche immediate ma pone interrogativi sulla sostenibilità finanziaria a lungo termine.
Il settore difensivo russo sta lavorando al limite delle sue capacità produttive a causa delle esigenze imposte dalla guerra. Questa situazione ha reso indispensabile una ristrutturazione strategica dell’industria militare russa, che, secondo le previsioni, dovrebbe durare tra gli 8 e i 10 anni e richiedere ingenti investimenti pubblici. Tale ristrutturazione mira ad aumentare la capacità produttiva del comparto ma solleva dubbi sulla sua effettiva realizzabilità senza un significativo sostegno finanziario statale.
Nonostante le sanzioni internazionali imposte alla Russia dopo l’inizio del conflitto ucraino, alcuni fattori hanno contribuito a mantenere una certa crescita economica nel Paese. Tra questi vi è il blocco dei capitali russi che prima fluivano liberamente verso l’Occidente e ora vengono reinvestiti internamente. Inoltre, la globalizzazione dell’economia ha permesso alla Russia di aggirare parzialmente le sanzioni vendendo petrolio e gas a Paesi non allineati con le restrizioni occidentali.
Nonostante questi aspetti positivi temporanei, ci sono segnali preoccupanti riguardanti la sostenibilità economica futura della Russia sotto lo stress continuato della guerra in Ucraina. Il mercato del lavoro russo è esteso al massimo con tassi di disoccupazione estremamente bassi che limitano ulteriormente la capacità produttiva industriale-militare del Paese. Inoltre, politiche efficaci da parte dei Paesi sostenitori dell’Ucraina potrebbero includere strategie mirate al ‘recruitment’ di personale qualificato russo nei settori chiave come IT e scienza o facilitazioni nel ritorno dei capitali fuggiti dalla Russia.
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