Quindici anni fa, il 1 novembre 2009, il mondo della letteratura e della poesia perse una delle sue figure più affascinanti: Alda Merini.
Nota come la poetessa dei Navigli, la sua vita è stata caratterizzata da esperienze difficili, tra cui lunghi periodi di internamento in cliniche e ospedali psichiatrici. Nata a Milano il 21 marzo 1931, ha iniziato a scrivere poesie già all’età di 16 anni. La sua esistenza è stata una sorta di viaggio fra luci e ombre, ricca di emozioni che si riflettono nelle sue liriche.
Alda Merini non era solo una poetessa, ma una vera e propria narratrice di vita. Esordì giovanissima, cimentandosi nella composizione delle prime liriche. La famosa apertura della sua poesia “Sono nata il ventuno a primavera…” parla già di una certa follia, di una libertà creativa che caratterizzò la sua scrittura. Questo modo di esprimersi la avvicinò al mondo letterario, grazie a un incontro fortunato. Fu Silvana Rovelli, cugina dell’autrice Ada Negri, a presentare alcune delle sue opere a Angelo Romanò, che poi le mostrò a Giacinto Spagnoletti, un critico letterario che sarebbe poi considerato lo scopritore di Alda.
La sua carriera si è imposta con la prima raccolta di poesie, intitolata ‘La presenza di Orfeo’, pubblicata nel lontano 1953, che riscosse notevole successo tra i critici. Ma è stato il suo capolavoro ‘La Terra Santa’, pubblicato nel 1993, a farle guadagnare il prestigioso Premio Librex-Guggenheim ‘Eugenio Montale’ per la Poesia. Con il suo stile unico e la profondità dei suoi pensieri, Merini ha saputo toccare il cuore di molti lettori, rendendola un simbolo della poesia del Novecento.
Una produzione poetica straordinaria
Nel corso della sua carriera, Alda Merini ha pubblicato un gran numero di raccolte poetiche. Da ‘Testamento’ a ‘Vuoto d’amore’, le sue opere sono un inno all’amore, alla sofferenza, all’esistenza. A questo si aggiungono titoli come ‘Ballate non pagate’, ‘Superba è la notte’ e ‘Fiore di poesia 1951-1997’. Ogni titolo porta con sé una fragranza di emozioni, di sentimenti profondi, e la capacità di Alda di descrivere il mondo interiore con parole semplici ma evocative. Uno dei suoi testi, ‘Folle, folle, folle d’amore per te. Poesie per giovani innamorati’, rappresenta perfettamente il suo modo di scrivere.
Le sue parole hanno colpito lettori di ogni età, e la poetessa è diventata col tempo una figura di riferimento per le nuove generazioni. La ricchezza del suo linguaggio e la complessità delle sue emozioni hanno contribuito a creare un legame profondo con il pubblico. Merini non ha mai smesso di esplorare nuovi temi, dando vita a raccolte sempre fresche e stimolanti.
Prosa e riconoscimenti: un percorso indimenticabile
Oltre alla poesia, Alda Merini ha scritto anche opere di prosa, mostrando un talento indiscutibile anche in questo ambito. Tra i suoi lavori troviamo titoli come ‘L’altra verità. Diario di una diversa’, ‘Delirio amoroso’ e ‘Il tormento delle figure’. In particolar modo, ‘La pazza della porta accanto’ ha ricevuto grande riconoscimento, vincendo il Premio Latina nel 1995 e diventando finalista al Premio Rapallo nel 1996.
È interessante notare che, nel 1996, è stata proposta per il Premio Nobel per la Letteratura dall’Academie Francaise. Un ulteriore riconoscimento della sua straordinaria carriera è arrivato con il Premio Viareggio, seguito dal Premio Procida-Elsa Morante nel 1997 e dal Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 1999. Un viaggio che, sebbene segnato da sfide e difficoltà, ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura italiana.
La figura di Alda Merini continua a vibrare nei cuori di chi ama la poesia, e la sua voce riecheggia in ogni parola scritta. Un’eredità straordinaria quella dell’artista, che ha scelto la parola come strumento per esprimere la sua visione del mondo e della vita. E così, anche a distanza di anni, il suo lavoro continua a ispirare e a far riflettere chiunque legga le sue opere.