Imane Khelif, il volto controverso della pugilato olimpico, ha recentemente incontrato Massimo Giletti a “Lo Stato delle Cose” su Rai3.
La pugile, che ha attirato l’attenzione per le polemiche durante le Olimpiadi di Parigi, ha aperto il cuore rivelando i suoi pensieri e sentimenti riguardo la potente immagine del suo sport e le pressioni a cui è stata sottoposta. Attraverso le sue parole emergono tensioni, amicizie e un doloroso retroscena che l’ha accompagnata recentemente.
Imane Khelif ha espresso la sua frustrazione quando ha raccontato: «Avrei voluto avere un incontro normale, ma è stata una farsa». Le Olimpiadi di Parigi non sono andate come sperava, e ciò che è accaduto con Angela Carini ha influito notevolmente su di lei. Ha anche detto di aver visto il video di scuse di Carini, accettandole con generosità, sottolineando che, nonostante le avversità, Angela rappresenta per lei una sorella e un’amica. Le emozioni di Khelif non sono solo un riflesso della sua esperienza personale; rappresentano un’intensa testimonianza dell’impatto che le pressioni esterne possono avere sui giovani atleti.
Le parole di Khelif ci fanno capire come, a volte, dietro a situazioni pubbliche ci siano dinamiche umane molto profonde. «Se ho sentito Angela? No, ma le sue scuse… le ho accolte con il cuore». Queste frasi risuonano come un messaggio di sostegno e comprensione, un richiamo ai valori di amicizia e sportività. Khelif ha messo in luce le difficoltà che non solo gli atleti, ma anche le persone che li circondano devono affrontare, specialmente quando la pressione mediatica e sociale diventa insostenibile. Ha chiarito, tuttavia, che la sua risentenza è rivolta non a Carini, ma a chi ha messo una pressione indesiderata su di lei, influenzando così il suo comportamento.
Durante l’intervista, Khelif ha anche toccato un aspetto fondamentale della sua carriera dicendo: «Credo che questa medaglia per il popolo algerino sia una medaglia dolce». La vincitrice dell’oro al pugilato ha voluto sottolineare il supporto ricevuto dal suo paese, ma anche la fatica che ha affrontato per arrivarvi. Sin da ragazzina, Khelif ha scoperto la boxe quasi per caso, qualcosa di inatteso che poi si è trasformato in una vera e propria passione travolgente. I primi passi nel pugilato, però, non sono stati facili, anzi la sua scelta ha inizialmente suscitato scetticismo da parte dei suoi genitori che avrebbero voluto vederla dedicarsi al calcio.
Le sue parole si tingono di emozione quando racconta come la boxe l’abbia rapita, spingendola a combattere contro tutte le difficoltà, inclusa la squalifica a due passi dalla finale mondiale. L’argomento è delicato e Khelif ha spiegato come, nonostante la sua determinazione, ci si sia trovata a dover affrontare vicende legate ai test sui livelli ormonali, evidenziando confusione e frustrazione nelle procedure che l’hanno riguardata. Questa parte della sua storia serve anche a far luce su quanto sia complesso il mondo degli sport, dove le regole a volte sembrano cambiare a seconda delle circostanze.
L’intervista ha affrontato anche la problematica esclusione dalle competizioni, un tema scottante. Khelif ha contestato la decisione dell’Iba, mettendo in evidenza come, se tutto fosse stato regolare, non ci sarebbe stato bisogno di ulteriori votazioni per stabilire la sua esclusione. «Posso assicurarvi che sono molto attenta ai miei ormoni, prendo tutte le precauzioni» ha ribadito, sottolineando la sua serietà e scrupolosità riguardo le norme imposte, rendendo chiaro come non fosse sua intenzione violare alcuna regola.
In un momento di crescente tensione, Khelif ha anche accennato a possibili azioni legali contro le ingiuste insinuazioni riguardo la questione di genere. La pugile ha riferito che il successo porta con sé nemici e che il suo cammino, sebbene costellato di successi, non è stato immune da ostacoli e controversie. La sua storia è emblematicamente ricca di sfide: tra sport e opinione pubblica, tra amicizie e competizioni, un viaggio attraverso il quale Khelif spera di far sentire la sua voce, contribuendo a una narrazione più giusta e rappresentativa per tutti gli atleti.
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