Perché Israele e Hezbollah non parlano apertamente di guerra?

La situazione potrebbe cambiare radicalmente se Israele decidesse di procedere con l’invasione terrestre del Libano

Negli ultimi giorni, il confronto tra Israele e il gruppo libanese Hezbollah ha raggiunto livelli di intensità che non si vedevano da anni. Questa escalation, principalmente per iniziativa israeliana, ha portato a un numero crescente di vittime e distruzione. Nonostante ciò, né i media né le parti coinvolte sembrano voler utilizzare apertamente il termine “guerra” per descrivere la situazione attuale. Ma quali sono le ragioni dietro questa scelta terminologica?

La politica dietro la parola “guerra”

La reticenza nell’usare la parola “guerra” deriva principalmente da considerazioni politiche. Diversamente dall’attacco contro Hamas del 7 ottobre 2023, dove Israele ha dichiarato formalmente guerra al gruppo palestinese, nel caso di Hezbollah si assiste a un uso più ambiguo del termine. Da una parte, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant parla di una nuova fase della guerra come estensione del conflitto a Gaza; dall’altra parte, Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, accusa Israele di aggressione senza ammettere esplicitamente uno stato bellico.

Un bombardamento nel sud del Libano
Un bombardamento nel sud del Libano | Photo by Lingfing licensed under CC BY 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/deed.en) – Retididedalus.it

Anche sul palco internazionale c’è cautela nell’utilizzare il termine “guerra”. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden all’Assemblea generale dell’ONU ha sottolineato come una guerra aperta non sia nell’interesse di nessuno, il che lascia intendere che, dal suo punto di vista, i bombardamenti attuali non rientrano nella sfera di un conflitto bellico.

La mancanza di una definizione universale

Un altro motivo per cui si evita l’utilizzo della parola “guerra” è l’assenza di una definizione riconosciuta e universale del concetto stesso. Il diritto internazionale non fornisce una definizione univoca ma piuttosto classifica varie tipologie belliche. Questo vuoto terminologico permette alle parti coinvolte in conflitti come quello tra Israele e Hezbollah di navigare attraverso le acque delle convenzioni internazionali senza incappare in accuse dirette.

Le speranze politiche

Evitando l’ammissione esplicita dello stato bellico, sia Israele che Hezbollah sperano probabilmente in soluzioni meno drastiche per raggiungere i propri obiettivi senza essere accusati direttamente delle conseguenze distruttive che un conflitto armato potrebbe comportare nella regione.

I media seguono questa linea cautelativa adeguandosi alla narrazione proposta dalle parti coinvolte nel conflitto e consapevoli che gli scontri potrebbero ancora intensificarsi ulteriormente.

Le possibili conseguenze dell’intensificarsi del conflitto

Sebbene attualmente ci si astenga dal parlare apertamente di guerra, la situazione potrebbe cambiare radicalmente se Israele decidesse di procedere con l’invasione terrestre del Libano come avvenuto nel 2006. Un tale scenario renderebbe inevitabile l’utilizzo della parola “guerra” data l’enormità delle conseguenze previste tanto per il Libano quanto per Israele e probabilmente per tutta la regione mediorientale.

Hezbollah dispone infatti d’un arsenale militare notevolmente superiore rispetto a Hamas grazie ai suoi legami con l’Iran; questo aumenta le possibilità d’un intervento indiretto iraniano in caso d’un confronto diretto con Israele.

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